Dal 2019 mi avvalgo di alta tecnologia in sala operatoria. Dall'assistenza computerizzata all'utilizzo di un braccio robotico. Qui sotto potete leggere la mia intervista del Rizzola Magazine N.4 - II Semestre 2023.
La prima esperienza di sistema robotico, inteso come assistenza computerizzata all’atto chirurgico, risale al gennaio 2019. Nello specifico eseguii un intervento di chirurgia protesica di spalla attraverso una procedura computer assistita (“Guided Personalized Surgery”). Mi sono avvicinato alla chirurgia robotica vera e propria all’inizio di quest’anno (2023) quando ho cominciato ad eseguire interventi di protesica di ginocchio, totale o monocompartimentale, e di anca mediante l’utilizzo di un sistema a braccio robotico.
Il principale vantaggio dei robot negli interventi di artroprotesi di anca e di ginocchio è quello di aiutare il chirurgo a eseguire tagli e fresature dell’osso con più accuratezza e precisione rispetto alle tecniche tradizionali, in preparazione al corretto posizionamento dell’impianto di protesi. Una delle principali caratteristiche dei robot, infatti, è quella di essere dotati di sistemi di “controllo aptico” delle resezioni ossee, cioè la fresa e la lama di taglio non possono uscire da un volume di lavoro che il chirurgo ha preventivamente definito, permettendo quindi una sicurezza quasi assoluta nell’evitare le potenziali lesioni dei tessuti molli, vascolari e nervosi e periarticolari. La chirurgia robotica, infine, permette al chirurgo di avere, al termine dell’intervento, una conoscenza dettagliata, con dei dati numerici, della posizione delle componenti, della stabilità e della funzione articolare. In questo senso il robot è un potente mezzo di prevenzione degli errori, ma anche un utilissimo strumento di conoscenza e formazione per il chirurgo stesso.
La valutazione clinica dei pazienti operati con tecnica robotica, ottenuta quantificando indicatori clinici che tengono conto della soddisfazione del paziente, della funzionalità dell’arto operato e delle complicanze, hanno dimostrato risultati equivalenti ma molto spesso anche superiori alle tecniche tradizionali. Ad oggi non è ancora possibile confrontare i risultati della chirurgia robotica con quelli della chirurgia tradizionale. Il vero risultato lo avremo quando pure la chirurgia robotica raggiungerà i 20-30 anni della chirurgia tradizionale su questi interventi, e la sopravvivenza degli impianti protesici ci potrà dire se e quanto ha influito questo tipo di chirurgia sui pazienti.
Il sistema robotico per la chirurgia protesica di ginocchio totale o monocompartimentale e di anca è indicato in tutti i pazienti con artrosi di ginocchio o di anca per i quali esistono le condizioni per la sostituzione dell’articolazione con una protesi totale di ginocchio o anca. Tuttavia, ritengo che una chirurgia così precisa e allo stesso tempo “costosa” debba essere impiegata in quelle patologie artrosiche dove le deformità ossee sono più evidenti e dove anche un chirurgo ortopedico “esperto” avrebbe più difficoltà a portare a termine l’intervento con la precisione necessaria.
Utilizzo i sistemi robotici per eseguire protesi d’anca o di ginocchio, sia monocompartimentale che totale. Grazie all’esecuzione di una Tac prima dell’intervento, che permette una scansione tridimensionale dell’area in cui andrà impiantata la protesi, posso pianificare nel minimo dettaglio le azioni che il braccio robotico eseguirà durante l’operazione. Ciò mi consente di rispettare al meglio i tessuti ossei, articolari e muscolari coinvolti e di ridurre gli errori di posizionamento della protesi, con una precisione superiore a quella dell’intervento chirurgico tradizionale.
Grazie al robot in sala operatoria, in futuro disporremo di sensori intraoperatori per misurare e quantificare informazioni che altrimenti non potremmo conoscere, come la tensione di un legamento o la pressione all’interno dell’articolazione. Queste informazioni potranno essere utilizzate dal robot per aiutare il chirurgo. Tuttavia, non bisogna inseguire la tecnologia a tutti i costi, quanto piuttosto attendersi che la tecnologia supporti quello che in sala operatoria si intende eseguire. L’utilizzo della robotica riguarderà molte articolazioni e, soprattutto, non è difficile prevederne l’utilizzo in traumatologia, tuttora numericamente prevalente, in chirurgie particolarmente delicate o complicate come le fratture di bacino o le fratture della colonna vertebrale. Disporre di un sistema robotico in questi casi è di sicuro interesse. Un grosso pericolo da sventare, che spero non si corra veramente fino in fondo, è che i giovani si improvvisino chirurghi dell’anca o del ginocchio solo perché sono più avvezzi all’informatica. Il robot è un assistente, non un sostituto del chirurgo, che rimane l’esecutore dell’intervento. Colui che, ad oggi, continua a metterci la testa e le mani.